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Romanzo difficile da collocare in un genere preciso - forse autobiografico, psicologico, naturalistico, artistico, onirico e tanto altro ancora - perché parla della vita che non vuole e non ha limitazioni, confini, contorni. Una vita fatta di sfumature, di suoni, di sensazioni; un insieme di idee e di pensieri che si rincorrono liberi, vaghi e senza fine. Ambientato in un tempo di cambiamenti e di lotte, di curiosità e di speranze - narra delle emozioni, delle contraddizioni e dei conflitti di una bambina ribelle, di una ragazza ferita, di una donna che, come una fenice, risorge dalle ceneri del proprio dolore. Gli animali e la natura, fanno da sfondo alle scelte e alle sfide quotidiane, ai progetti e alle cadute, ai fallimenti e alle vittorie. Un microcosmo di tanti momenti, ricordi, sentimenti che fanno crescere; è come una lunga ricerca alla scoperta di se stessi, una consapevole volontà di uscire dai propri ruoli ed estraniarsi dal proprio mondo, per scoprire davvero quello che si prova dentro a dispetto degli altri, a dispetto del mondo esterno. Il messaggio, che l'autrice del libro vuole esprimere attraverso un viaggio a ritroso nel tempo, a tratti contemporaneo e forse in parte futurista, è come un urlo silenzioso che libera dalle inibizioni e dal retaggio del passato, per ritrovare un tempo nuovo, privo di connotazioni precise ma necessario per riassumere la propria identità: "imparare ad entrare ed uscire dalla propria pelle così come fanno i serpenti, per assaporare ciò che non conosci e ritrovare finalmente te stessa quando ne esci."